Anna magnani, l’essere umano tra manichini di cera

Attrici non si nasce, come non si nasce madri e non si nasce quello che diventiamo. Lei diventa la faccia più autentica di tutta la storia cinematografica italiana e americana. Si chiama Anna Magnani, per tutti Nannarella. Figlia di un abbandono materno, ma non così drammatico e madre di Luca, in cui ritroverà le stesse collere e paure di quando era bambina e poi giovane.

smettila di guardarti

Quando penso alla bellezza di una donna o alla sua cura, mi viene puntualmente in mente lei. E non perché sia bella, appunto, ma per la sua unicità. Da piccola mia madre mi diceva sempre di smetterla di guardarmi allo specchio, passavo davanti alle vetrine e mi guardavo, accanto ai finestrini delle auto e mi guardavo, a casa, in bagno, ovunque, al minimo riflesso, mi fermavo e mi guardavo.

E quel gesto, che oggi mi porto dietro come un sassolino, mi fa riflettere molto su quanto io stessa fossi legata, fin da bambina e senza saperlo, alla dimensione dell’apparire, del guardarmi fuori. E ho sempre creduto che fosse meno nobile che ricercare la propria interiorità. Ma attrici non si nasce, come non si nasce madri o quello che diventiamo. Appunto.

The beauty and the beat

Andiamo per gradi. L’Osservatorio beauty di l’Oreal ha scattato una interessante fotografia sulle tendenze della bellezza in Italia che, a quanto pare, non rende poi così felici e questo perché, evidentemente, prendersi cura del proprio aspetto risulta un dovere e non una libera scelta. Ad ogni modo, sembra che al sud ci si curi di più, 51%.

E poi c’è Roma, con tutta la sua storia. L’esempio più potente della maschera della bellezza nasce nel 1937 e si chiama Cinecittà. Il secondo sito di produzione cinematografica al mondo, subito dopo Hollywood. Un vero e proprio battito di propaganda fascista stava smuovendo il terreno per fertilizzare quella che sarebbe diventata, dopo solo 11 mesi di lavori, la culla delle produzioni americane degli anni ’50.

La fabbrica di Rossellini, Visconti, Coppola e Fellini; 40 ettari di area e 22 teatri, tra cui il più grande d’Europa, il Teatro 5; 3000 film prodotti e 47 Oscar, di cui uno tra i più importanti e rappresentativi di tutti i tempi, alla nostra Nannarella. Il primo destinato ad un’attrice italiana, alla sciagurata, a quella meno bella, che salvava i suoi amanti anche dopo i tradimenti.

Ad Anna le rughe piacevano e le piacevano anche i capelli bianchi, le piaceva parlare ad alta voce, tirare piatti in testa, picchiare gli uomini che si prendevano gioco di lei. Anna era l’anti-diva, autentica ed inequivocabile simbolo del neorealismo, icona di un battito estetico oltre misura.

Poi faccio un po’ di ricerche a proposito di canoni che vanno e vengono, di attenzioni e trasformazioni sul proprio corpo, di felicità e infelicità legate al proprio aspetto e scopro che il 37% delle donne italiane (contro il 29% delle europee) non esce di casa se non è prima passata sotto una sorta di lavaggio automatico che, oltre all’acqua e al sapone, aggiunge una buona dose di creme, trucco, profumo, tacchi, pinzette e gadget di varia natura. Probabilmente perché, ma forse no, il 34% delle italiane pensa che quel tipo di cura le aiuti ad avere successo.

Tailleur e mocassini

Per la cronaca, Anna indossava un tailleur e un mocassino numero 34, si presentava spettinata, non vestita da “Carmen lussuriosa avvolta in una vestaglia frusciante” come si apettava Marlon Brando, mai nessuna fatica per sedurre. Ma evidentemente bellissima proprio perché scura e consumata. In una sola parola, commovente.

Ad occuparsi di Anna fu sua nonna insieme a cinque zie. Quindi il suo mondo domestico era interamente femminile, ed ecco una delle ragioni per cui trovo questa donna ricca di fascino. I suoi lineamenti duri, tesi, molti registi e compagni che lavoravano con lei la temevano dipingendola reazionaria, isterica ed esigente. E io la capisco. Ammesso che sia vero. Ammesso che sia vera la sua indole furiosa e lottatrice. Per chi poi e perché cambia tutto. E poi la sua maestosità nell’interpretazione di qualunque ruolo, così quanto più il suo personaggio fosse popolare, semplice e caciarone, tanto più emergeva la sua grandezza artistica.

Ed è allora che realizzo che il lavoro dell’attore non sia affatto recitare, ma corrisponda a tutto l’insieme di personaggi che custodiamo dentro di noi, nei vari momenti della nostra vita e che, a differenza di un non-attore ne siamo consapevoli, studiamo per fissarli, per comprenderli meglio, per riconoscerli e andarli a pescare quando occorre. Magari sempre. Non è forse anche questa la bellezza? La ricerca di un aspetto, di un atteggiamento o di una forma ogni volta singolare e in grado di emozionare.

mattonelle marroni

La capisco perché quando le cose intorno a te prendono un verso, l’attore quel verso lo segue, crede in quel verso e non lo abbandona finché non gli è chiaro, finché non ne esaurisce tutti i dilemmi. E mentre lo fa non è affatto calmo, vuole che lo lascino in pace, libero di andare dove guida il desiderio.

Anna racconta di un pavimento con mattonelle marroni e di un terrazzo pieno di gerani e di polli. Non so per quale razza di ragione io, quel terrazzo, l’ho già visto. Può darsi che l’abbia sognato. Proprio un terrazzo molto lungo, con altri terrazzi intorno, i gerani sparsi tutti per terra e i polli, marroni. Povera sicuramente, nelle tasche. E mendicante d’amore, sempre, una condizione, forse l’unica, presente dalla sua nascita e la costruzione di una vita esposta ad abbandoni e tradimenti, Serafina in scena e nella realtà.

rabbia e fragilità

L‘Accademia e alla fine il suo premio Oscar, conquistato da sola, per la prima volta nella storia del cinema, al femminile, italiano, era il 1956 e la stampa americana scriveva: “In confronto a lei, le nostre attrici sono manichini di cera paragonate a un essere umano.” Manichini con addosso l’incarnazione dello stereotipo estetico femminile associato alla delicatezza, mentre lei ruggiva, intriso di chiarore quasi abbagliante, mentre lei macchiava con quei capelli scurissimi e i tratti amari.

Il contro-canone, l’elevazione della donna singolare contro l’archetipo di bellezza comune, mora, viva, arrabbiata e fragile, urlatrice in Campo de’ Fiori con lo sdegno derivante dal tradimento, colpita e abbattuta sul set delle più basse periferie romane, eppure vince. In un’intervista che mi restò molto impressa disse che è vero (come già diceva qualcuno prima di lei), che “gli attori, gli artisti sono degli egoisti, degli egocentrici, degli esibizionisti però guai se non ci fossero.

Anna Magnani era Roma, l’eleganza e la spudoratezza, il potere e la debolezza, tutto quello che si poteva immaginare insieme a tutto l’inimmaginabile e ancora la capisco quando dice che “non so se sono capace di recitare, ma ho dentro di me tante figure, tante donne, duemila donne“.

roma

Roma ride e ride addosso, incurante del fastidio e della sciaguratezza, come se nulla davvero contasse e, al tempo stesso, come se tutto fosse tanto drammatico: passa dalla tortorella di Monicelli a Mamma Roma di Pasolini, e a Pina in Roma Città Aperta di Rossellini e nella scena più potente di tutta la sua storia cinematografica, corre, grida, fino allo sparo, il definitivo abbattimento. Che a differenza di quanto accada in scena, la catapulterà verso la grande gloria.

HO RECITATO LA PARTE DELLA CORAGGIOSA E INVECE ERO UN AGNELLO, DI QUI LE MIE COLLERE

anna magnani

No-filtro, istinto e furia, così era bollata dai rotocalchi del suo tempo, ma oggi rappresenta la grandiosità del cinema femminile, smascherata dal declino di quel gusto estetico artefatto, truccato e privo del tutto di preziose sfumature. La sua fine segna l’inizio di una lotta e di un riconoscimento alla bellezza autentica, siamo oggi ancora vittime dell’esposizione in vetrina e dell’illusione che questa pratica ci renda felici. Non abbiamo sempre il coraggio di indossare i nostri panni, ne indossiamo altri e continuiamo a rinnovarli, quando si strappano, quando invecchiano. Di qui la mia collera.

filmografia

Tutti i film di Anna Magnani

biografie

*Quadro prodotto su fonti Istat, Censis 2017, World Happiness Report 2018, Ipsos Beauty Track 2016, Osservatorio Immigrati, Gfk 2016 e Publicis Media on Global Webindex 2017

In foto Clara Mori, il mio canone personale di bellezza e articolo correlato

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